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Kirghizistan: legalizzare la marijuana?

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Jenishbek Nazaraliev, dottore specializzato nel trattamento della tossicodipendenza, ha  lanciato la proposta di porre sotto il controllo statale la produzione e vendita della cannabis per contrastare il traffico internazionale di droga che ha fatto del Kirghizistan un importante hub per il traffico dell'eroina dall'Afghanistan all'Europa. 

Il Kirghizistan si aggiunge alla lista dei Paesi nei quali si prova ad aprire un dibattito sulla legalizzazione della marijuana. La proposta è stata avanzata da Jenishbek Nazaraliev, già candidato alle elezioni presidenziali del 2009 e fondatore del Nazaraliev Medical Center, la prima clinica privata per il trattamento della tossicodipendenza in Kirghizistan.

Nazaraliev ha proposto al Governo kirghiso a prendere in considerazione un progetto pilota per la produzione controllata di cannabis nella regione del lago Issik-Kul. Le argomentazioni a favore della proposta sono le consuete: la regolamentazione statale sulla produzione e vendita della marijuana ridurrebbe il numero dei tossicodipendenti, arginerebbe il crimine organizzato e il traffico illegale di stupefacenti e aumenterebbe gli introiti per lo Stato. In questo modo il Governo kirghiso controllerebbe produzione, vendita e consumo della cannabis, attualmente del tutto nelle mani dei trafficanti illegali. Nazaraliev ha invitato le autorità a prendere esempio dall'atteggiamento progressista di alcuni governi europei e di Stati nordamericani che, depenalizzando la marijuana, dimostrerebbero di preoccuparsi davvero della salute e del welfare dei propri cittadini.

Non è la prima volta che tale argomento viene sollevato in Kirghizistan. Negli anni '90 Felics Kulov, vice Presidente della Repubblica fra il 1992 e 1993 e Primo Ministro fra il 2005 e il 2006, suggerì che la costituzione di fattorie statali dedite alla coltivazione di marijuana avrebbe favorito il controllo delle autorità sulla produzione di sostanze stupefacenti. La proposta cadde nel vuoto travolta da critiche basate sui pessimi risultati registrati nella coltivazione dell'oppio in Afghanistan.

Secondo gli esperti, la cannabis kirghisa, insieme a quella afghana, è fra le più potenti al mondo e si stima che fra il 60 e l'80% delle famiglie residenti nelle regioni di Issyk-Kul e Chui è coinvolto nella raccolta dello stupefacente. Il Governo kirghiso, attraverso il SCDS (State Drug Control Service) è attivamente impegnato nella lotta alla produzione e al traffico di droghe, essendo il Kirghizistan anche una delle principali rotte di transito dell'eroina che dall'Afghanistan giunge in Russia e in Europa.

Nella lotta al traffico il Governo kirghiso gode dell'appoggio degli Stati Uniti  che nel 2012 hanno istallato in Kirghizistan una sede DEA (U.S. Drug Enforcement Administration) e concesso circa 3 milioni di $ in supporto tecnico. Dato che la droga kirghisa è esportata attraverso questo network internazionale, sostengono le autorità, la liberalizzazione della cannabis in Kirghizistan non diminuirebbe affatto il traffico illegale. Secondo le autorità kirghise, nel corso del 2013 sono state condotte una serie di operazioni di polizia che hanno condotto al sequestro e alla distruzione di circa 154 tonnellate di cannabis nella sola regione dell'Issyk-Kul

Ma il Kirghizistan è afflitto da una corruzione endemica estesa ad ogni livello della società (nel Corruption Perception Index 2013 stilato da Transparecy International, il Kirghizistan figura al  150° posto su 177). Ciò impedisce una lotta efficace al traffico di stupefacenti e al riciclaggio del denaro ricavato dalla vendita della droga. A livello locale, i contadini che coltivano la cannabis corrompono i poliziotti affinché questi chiudano un occhio.

D'altro canto, gli stessi poliziotti ritengono impossibile eliminare del tutto il traffico di cannabis perché ormai rappresenta una fonte di sopravvivenza per molte persone. Ad un livello superiore, secondo i dati 2013 contenuti nell'International Narcotics Control Strategy Report (INCSR) del Dipartimento di Stato del Governo degli Stati Uniti, esistono forti sospetti che molti alti ufficiali del Governo kirghiso controllino il traffico di stupefacenti e si arricchiscano grazie ad esso. Inoltre numerose località nel Sud del Paese si sono trasformate in veri e propri centri di smistamento controllati direttamente dalle autorità locali.

Senza addentrarsi nella bontà o meno dell'idea di Nazaraliev, il problema della droga in Kirghizistan esula dal contesto locale e va affrontato in chiave continentale intervenendo sul network dell'eroina afghana che transita per l'Asia Centrale. Per il supposto coinvolgimento di autorità kirghise nel traffico illegale e, all'opposto, l'attivo supporto degli Stati Uniti nella lotta agli stupefacenti, la proposta di Nazaraliev è destinata a non avere seguito.

Per approfondimenti

www.nazaraliev.com/en

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